di Redazione
Dopo Federica Pellegrini, Francesca Sofia
Novello e Aurora Ramazzotti tocca ad Antonella Clerici inaugurare i nuovi
episodi podcast e vodcast di "Mamma Dilettante 2" (prodotti da
Dopcast, e disponibili ogni lunedì e giovedì su YouTube e sulle principali piattaforme di distribuzione).
Antonella Clerici racconta a Diletta Leotta come, da giornalista sportiva, fosse un tempo vista come un Ufo in un ambiente tutto maschile: «Quando ho iniziato a fare la
giornalista sportiva mi sono dovuta confrontare con un ambiente tutto maschile. Durante i Mondiali in Italia del 1990, quando andavo allo stadio, i giornalisti degli altri Paesi mi guardavano
come se fossi un Ufo. Allora una donna che faceva le interviste allo stadio era una cosa un po’ particolare. Leggevo tantissimo: La Gazzetta dello Sport, il Corriere dello Sport. Sapevo tutto a
memoria, studiavo da morire. Volevo sempre essere sul pezzo. Poi ho seguito anche le Olimpiadi, ma quando ho capito che per me era finito un capitolo della mia vita, ho deciso di fare nuove
esperienze. Avrei potuto sedermi sugli allori, ma la curiosità e la voglia di rischiare mi hanno sempre guidato verso nuovi orizzonti lavorativi».
Poi Antonella racconta di sua figlia Maelle, che è stata vittima di bullismo nel primo anno delle scuole medie: «Quando Maelle ha iniziato le scuole medie, io credo che mia figlia sia stata
vittima di bullismo. Proprio perché era mia figlia qualcuno glielo faceva pesare additandola come “figlia di”. Alle scuole medie qualcuno le ha detto “Tu parli, ma sei la figlia di”. Lei
all’inizio ha incassato, perché ho visto che un po’ ci ha sofferto. Ma poi è riuscita a ribaltare la situazione. Alla fine della terza media ho visto che chi prima la denigrava poi era dalla sua
parte. Maelle è stata brava e intelligente a gestire quella situazione».
E poi parla del percorso di crescita della figlia: «Bisogna educare i nostri figli ai “No”. Noi proteggiamo troppo i nostri figli. Lo sport insegna che i “no” sono costruttivi e che le
sconfitte sono più importanti delle vittorie. Se noi iper-proteggiamo i nostri figli, poi i nostri ragazzi non crescono e al primo “no” di una ragazza reagiscono in maniera sbagliata».
E ancora: «Quando dico a mia figlia Maelle che voglio stare più tempo con lei, magari per studiare insieme, lei mi risponde: “Per l’amor di Dio. Tu devi lavorare, non sei una donna che deve
stare a casa. Quando stai a casa il sabato e la domenica sei noiosa”. Penso che in fondo abbia ragione. Mia figlia ha da me l’esempio di una donna che si è fatta da sola, che non è nata ricca, ma
da una famiglia normale, che ce l’ha fatta da sola, che non hai mai sposato l’uomo ricco, anzi…Più delle parole conta l’esempio che diamo ai nostri figli. Mia figlia mi tiene un po’ a distanza
quando siamo in pubblico, però so che lei mi stima e che sono per lei un punto di riferimento importante. Lei è cresciuta con me».
crediti foto: ufficio stampa MNcomm