di Redazione
Continua il viaggio della rockstar della fisica Gabriella Greison nella nuova produzione originale laF “La Teoria di Tutte” alla scoperta delle donne della scienza, dalle grandi pioniere del passato alle eccellenze italiane di
oggi.
Nel nuovo episodio, in onda lunedì 1° novembre alle ore 21.10 in prima tv su laF (Sky 135, on Demand su Sky e Sky Go e in streaming su NOW), Gabriella Greison incontra la scienziata
Erminia Bressi, fisica degli acceleratori al CNAO - Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica di Pavia.
Originaria della provincia di Catanzaro, Erminia Bressi si laurea in fisica delle alte energie all’Università di Pisa nel 2006. Prepara la sua tesi lavorando nei Laboratori Nazionali di Frascati,
specializzati nella ricerca per la fisica nucleare e subnucleare. A Frascati Erminia si specializza soprattutto sugli acceleratori di particelle, come quello del CERN di Ginevra. Grazie a questa
esperienza, nel 2007 arriva a Pavia dove si sta costruendo il CNAO, il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica dove si sta mettendo a punto il complesso lavoro di messa in funzione
dell’acceleratore di particelle, che al CNAO serve per curare i tumori più aggressivi. Erminia entra a far parte del team a cui è affidato questo delicato compito. Alterna il lavoro a Pavia con
periodi di specializzazione al CERN di Ginevra.
Oggi Erminia, nel ruolo di fisico degli acceleratori, si occupa della qualità e dell’efficacia del fascio di particelle che viene utilizzato per distruggere le cellule tumorali, regolando
l’intensità e la grandezza del fascio a seconda delle diverse tipologie di casi clinici trattati. La sua storia si incrocia con quella della fisica Laura Bassi di Bologna, che nel Settecento fu
la prima donna in Italia ad ottenere una cattedra all’Università. Quando incontrò il futuro marito, il fisico Giuseppe Veratti si fece fare da lui una promessa precisa: che mai avrebbe ostacolato
il suo mestiere di scienziata. Mamma di 8 figli, insieme a Giuseppe Veratti allestì in casa un laboratorio scientifico dotato di un enorme macchina elettrostatica, grazie alla quale sperimentare
gli effetti delle scariche elettriche su alcune malattie. Per le sue doti scientifiche, i cittadini bolognesi la chiamavano “l’onore del suo sesso”.
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