di Redazione
Lunedì 12 luglio, in prima serata su Italia
1, ultimo appuntamento con gli Album di “Freedom”.
La settima puntata monotematica, in onda dallo studio virtuale del programma, vede Roberto Giacobbo e il suo team in Egitto. Il meglio dei reportage dalla Terra
dei Faraoni, con contenuti inediti e la compagnia del professor Zahi Hawass, apre con la storia di Hatshepsut.
Nel 2500 a.C. una donna, in Egitto, diventa faraone e regna per ben 20 anni. Le telecamere di "Freedom" entrano nel suo tempio funerario, a Deir el-Bahari: a progettarlo fu un uomo misterioso,
Senenmut, architetto, precettore dell’unica figlia di Hatshepsut e, forse, suo amante. Giacobbo, dalla tomba di Senenmut, svela dove il plenipotenziario ha probabilmente inciso con le sue stesse
mani il grande segreto che possedeva e che condivise con Hatshepsut.
Il sepolcro della “più bella fra le belle”, della “donna per la quale sorge il sole”: Nefertari, la regina che millenni fa ha portato alla stesura del primo trattato di pace giunto fino ai giorni
nostri. Una tomba che si trova nella Valle delle Regine a Luxor, l’antica Tebe, con dipinti dai colori straordinari, con immagini talmente ben tratteggiate da sembrare reali. Un tesoro
inestimabile, che deve essere protetto dal tempo, dai danni dell’usura: da anni è chiuso al pubblico, ma le telecamere di "Freedom", grazie alla stima che le autorità egiziane hanno per Giacobbo,
si sono accese per un’esclusiva: catturare ogni dettaglio di quest’opera d’arte.
A Il Cairo, "Freedom" entra nel museo che ospita la più grande collezione di reperti archeologici dell’Antico Egitto: il Museo Egizio. Gli oggetti in mostra sono più di 130.000 e, come se non
bastasse, ce ne sono altre centinaia di migliaia conservate nei magazzini… Giacobbo entra in questi luoghi insieme a Zahi Hawass, per mostrare ai telespettatori quello che normalmente non si può
vedere.
Ma non solo: restando in tema di super permessi speciali, saranno aperte anche due teche del tesoro di Tutankhamon, per mostrare senza veli un sarcofago in oro e un altro oggetto del Faraone
Bambino, il più misterioso di tutti. Infine, il Tempio di Abu Simbel, il capolavoro del faraone Ramses II. Un'opera imponente, che fino a 50 anni fa si trovava 210 metri più avanti e 65 metri più
in basso di dov’è ora. Sarebbe stato inghiottito dalle acque del Nilo, se non fosse stato spostato da una squadra internazionale, guidata dall’italiana Salini Impregilo, oggi Webuild. "Freedom"
incontra uno degli operai protagonisti di quell'intervento straordinario, che ha salvato il monumento di Ramses. Giacobbo, dall'interno di Abu Simbel, racconta questa storia e quella di un altro
tempio dedicato a Iside, e delle due isole diverse che lo hanno ospitato.
crediti foto: ufficio stampa