di Laura Frigerio
Ci sono dei film preziosi e necessari, che meritano di essere visti, assorbiti e meditati. È il caso di “Gelsomina Verde” di Massimiliano Pacifico (una
produzione Lama Film, Bartleby Film e Rai Cinema, distribuito da Pablo), che è ora disponibile in streaming sulla piattaforma 1895.
Quella di Gelsomina Verde è una storia vera: nel novembre 2004 la ragazza napoletana (che all'epoca aveva 22 anni) venne sequestrata, torturata, uccisa e poi data alle fiamme nella sua macchina.
Il suo torto era stato quello di aver frequentato per qualche mese, molto tempo prima, Gennaro Notturno, che nella complicata geografia della camorra di allora a un certo punto aveva deciso di
passare dalla parte sbagliata e per questo costretto a nascondersi. Mina, per i suoi assassini, doveva sapere dove.
Il film di Massimiliano Pacifico la racconta in una chiave meta-teatrale e meta-documentaristica. Ambientato a Polverigi, sede di un importante festival di teatro, dove c'è una vecchia villa che
è stata adibita a foresteria per ospitare compagnie e artisti da tutto il mondo. Qui inizia ufficialmente un progetto teatrale sulla morte di Gelsomina Verde, fortemente voluto dal regista Davide
Iodice. Alla spicciolata arrivano i cinque attori giovani scelti per mettere in piedi lo spettacolo che lavoreranno per due settimane in una full immersion che li porterà a confrontarsi e
scontrarsi con i propri personaggi. E in parte anche tra di loro.
Nel cast Maddalena Stornaiuolo, Margherita Laterza, Pietro Casella, Giuseppe D’Ambrosio, Davide Iodice, Francesco Lattarulo e Francesco Verde.
PARLANO I PROTAGONISTI
“È un film importante che ha avuto una gestazione lunghissima” - spiega il produttore Gianluca Arcopinto - “Con Massimiliano Pacifico, dopo aver realizzato il
cortometraggio 114 (perché Gelsomina è stata la 114esima vittima della camorra nel 2004), ci siamo ritrovati a parlare di un lungometraggio per raccontare la vicenda senza prestare il fianco alla
spettacolarizzazione, facendone un oggetto politico per affrontare anche il tema legato al rapporto tra lo Stato e le famiglie delle vittime. Questo film lo dovevo a suo fratello Francesco e ne
sono particolarmente orgoglioso, lo considero uno dei lavori più importanti della mia carriera”.
E aggiunge: “La pandemia ci ha travolto e siamo arrivati ad un punto in cui necessariamente dovevamo uscire, non in sala perchè quelle che riaprono sono poche e hanno bisogno di film che
funzionino e incassino. La scelta di 1845 è stata politica, perché la piattaforma è figlia delle sale di qualità indipendenti sparse sul territorio. Poi, quando ci sarà spazio in più, faremo
eventi nelle sale o nelle arena in presenza. Questo film è un cinema non omologato ai gusti imposti alla gente”.
“Questo film per me è importante e forse non ho mai detto grazie a tutte le persone che ci hanno accompagnato in questo percorso” - dice Francesco Verde - “La
camorra ha ucciso mia sorella, mentre la mia famiglia è stata uccisa dai pregiudizi poco opportuni delle persone che poco sapevano ma comunque parlavano. Ancora oggi la gente non sa realmente
cosa è successo e cosa ci ha portato su una scelta piuttosto che l'altra. Quello che non conosce il mondo è chi era mia sorella. Il film ha il profilo di Gelsomina Verde”.
“Questo è un lavoro coraggioso per la scelta di fare un ibrido tra il documentario e il film di finzione, con diversi livelli di narrazione. Le dure immagini di repertorio sono state
utilizzate a più livelli, anche per prepararsi alzando il livello della responsabilità nell'affrontare questo film” - spiega il regista Massimiliano Pacifico.
“Mi sono lasciato guardare e abbiamo ricostruito una delle modalità con cui normalmente costruisco i miei processi di lavoro, in cui la compagnia è un gruppo sociale. Questo film lavora sul
piano dell'allegoria, non c'è la messa in scena di uccisioni ecc ma una metafora degli accadimenti” - dice Davide Iodice.
“Questo è un film necessario e molto importante per tutti noi, io poi lo sento particolarmente in quanto nata e cresciuta in quel territoril, che per fortuna sta cambiando” - dice
Maddalena Stornaiuolo che si è trovata ad entrare nei panni di Gelsomina - “Ho cercato di restituire dignità a Gelsomina e alla sua famiglia, dato che la storia è stata
spesso raccontata in maniera non corretta. È stato fondamentale per me chiacchierare con Francesco per ore: un conto è sentire e leggere storie e un altro guardare negli occhi chi le ha
vissute”.
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